La professione
Questo caratteristico dualismo, che ha determinato, sulla base di differenti canali formativi, dannosi errori di valutazione e vistosi dislivelli di status fra le due figure, tende oggi a ridursi, anche grazie all’elaborazione della norma UNI 11536/2014, che , pur con le dovute distinzioni, le riconduce entrambe a una medesima area, caratterizzata da requisiti di base condivisi.
In Italia si incontrano ancora molte resistente e difficoltà nel riconoscere il valore di questa professione, sia relativamente alla figura di archivista ricercatore che a quella di gestione di sistemi, in quanto si sottovaluta la stessa capacità degli archivi di costituire risorse per lo sviluppo della coscienza civile e per l’efficienza delle imprese e delle istituzioni. Il Quadro europeo delle qualifiche (EQF), promosso dalla Commissione Europea, attribuisce invece all’archivista un elevato livello di qualificazione professionale, riconoscendogli un profilo caratterizzato da un alto grado di responsabilità e di autonomia e collocandolo quindi, su una scala complessiva di otto livelli, al sesto e al settimo.
La normativa
Pur riproponendo alcune disposizioni già presenti nel DPR n. 1409 del 30 settembre 1963 (Norme relative all’ordinamento ed al personale degli archivi di Stato), il Codice costituisce un corpo normativo sostanzialmente nuovo e trasversale, in cui la materia relativa agli archivi è esposta contestualmente alle norme riguardanti tutti i beni culturali.
L’articolazione in tre parti (disposizioni generali, beni culturali, beni paesaggistici) riflette il tentativo di conciliare l’integrazione delle direttive riguardanti i diversi ambiti culturali con la conferma della distinzione fra questi e l’ambiente. Alcuni importanti aspetti dei problemi riguardanti il mondo degli archivi sono oggetto anche di altre disposizioni di legge, dal Testo unico sulla documentazione amministrativa (DPR 445 del 28 dicembre 2000) al Codice in materia di protezione dei dati personali (decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, e suoi aggiornamenti) al Codice dell’amministrazione digitale (decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, suoi aggiornamenti e relative Regole tecniche).
Nell’ambito regionale campano, questo corpo normativo non ha potuto integrarsi, come è invece avvenuto in altri ambiti territoriali, con disposizioni di natura locale (innanzitutto regionale), la cui carenza è fonte di significativi vuoti di regolamentazione, con conseguenti rilevanti disagi per gli studiosi.